SIS118. Quali lezioni ha appreso il mondo dell’emergenza pre-ospedaliera dall’ultimo meeting della Società Italiana Sistema 118?
Non è facile fare il punto di un mondo così multiforme e variegato come il 118 italiano.
Parliamo di un sistema dove c’è enorme disparità di applicazione dei sistemi organizzativi: dalla Puglia, dove sono presenti medici e infermieri sul maggior numero dei mezzi possibili, alla Lombardia dove è il volontariato a fare la parte del leone con certificazioni sempre più ampie, la nostra penisola si caratterizza da scelte regionali singolari e difficili da unificare sotto un singolo cappello.
La strada di ogni realtà infatti è segnata dalla presenza o meno del volontariato e della comunità, che rappresenta sempre un valore da preservare ma non può mai ledere o incidere negativamente sulle performance di un sistema estremamente importante per tutto il Sistema Sanitario Nazionale.
SIS118, LA VEXATA QUAESTIO DEL NUE112
Oggi ci si trova ad affrontare un percorso di unificazione che è parzialmente imposto dall’arrivo del NUE112.
Parzialmente perché – a dispetto delle polemiche – è il cittadino che chiede un servizio di qualità sempre più veloce, sempre più capace e sempre più comprensibile.
Sotto questo punto di vista il volontariato è una grande risorsa per rendere più veloce e prestante la risposta ai codici più gravi, ma va normato e gestito con grande attenzione, per garantire comunque al professionista uno spazio di lavoro adeguato alle sue competenze e alla necessità di essere formati e preparati in ogni momento.
Abbiamo parlato quindi dell’edizione 2018 del Congresso SIS118 che si è svolto a Padova con il dottor Andrea Spagna, che ha voluto sottolineare con un evento molto legato alla pratica clinica i vantaggi e gli importanti miglioramenti che il sistema 118 è riuscito a portare in Italia.
L’INTERVISTA AL DOTTOR SPAGNA, SIS118
- Dottor Spagna, cosa può dire di questa edizione?
“Sono personalmente soddisfatto di come sono andati i lavori e devo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato poiché questo congresso nasce grazie alla collaborazione di tutti, come il Comitato di Presidenza, gli associati e altre figure di medicina.
A inizio anno abbiamo proposto una call per mobilitare tutti a proporre argomenti e credo sia stata una mossa vincente poiché si è costruito un evento basato sulle richieste dei nostri colleghi che operano tutti i giorni.
Le relazioni e discussioni hanno visto veramente tanta partecipazione e di questo siamo contenti.”
- Discussioni, dibattiti ma soprattutto costruzione: sono questi i principi fondamentali della SIS? Che punti vorreste sottolineare per portare unità nella diversità di queste figure professionali?
“Certo, il sistema 118 è un sistema giovane.
Quindi vediamo delle differenze nel tempo, frutto di passi che hanno costruito e portato innovazione.
Il dibattito è ancora vivace, siamo in un momento storico difficile dal punto di vista sanitario-professionale poiché si vedono molte carenze nelle diverse figure professionali.
Dalle ultime sessioni emerge un problema: la regionalizzazione.
Da un lato il 118 nasce da esperienze molto radicate a livello territoriale e quindi vi è un forte regionalizzazione, per cui sono rimaste delle differenze anche se il 118 dovrebbe essere un sistema abbastanza uniforme sul territorio nazionale.
Ma tra i messaggi che sono passati c’è quello di maggior uniformità di sistema, ma anche l’uniformità di specializzazioni delle professioni sanitarie.
Abbiamo avuto qui i direttori delle scuole di specializzazione sia di anestesia e rianimazione, sia di medicina d’urgenza ed entrambi hanno riconosciuto che bisogna tendere ad una formazione comune.
Ormai i temi di formazione sono misti, non si possono più fare differenze tra una branca e l’altra della medicina perché tutti hanno il contributo da dare.
Uniformità in questo.
Inoltre, nelle figure professionali che viaggiano a bordo di mezzi di soccorso, ognuno ha il suo ruolo preciso, però bisogna muoversi con unità di intenti lavorando assieme.
- Un ultima cosa: l’età. Abbiamo visto a questo congresso una percentuale di giovani medici e infermieri molto elevata. Come si accoglie una spinta giovanile di questo tipo?
“A prescindere dal fatto che vedere così tanti giovani fa sempre molto piacere, ma ricordiamo anche che la nostra branca è più rivolta ai giovani.
L’elisoccorso richiede anche figure professionali di una certa prestanza fisica ed entusiasmo oltre che preparazione.
Ed è quello che abbiamo visto a questo congresso.
Ma ovviamente ci sono ancora tantissimi colleghi non più molto giovani ma che continuano a fare il proprio mestiere con rinnovato entusiasmo e con buoni requisiti anche fisici.”