Sommario: Il Progetto Trinacria della Regione Sicilia per garantire il collegamento con gli ospedali e un presidio medicale o infermieristico avanzato rappresenta una ricerca italiana davvero interessante. Abbiamo intervistato e approfondimento con la dottoressa Francesca Montalto, anestesista rianimatore presso la seconda rianimazione dell’Ospedale civico di Palermo, principi e tecnica di questo progetto.
Come si può garantire un servizio di assistenza sanitaria ad alto livello in piccole isole o in luoghi remoti? Questo è un problema che da tempo si pongono molte realtà in Italia e non solo. I dettami della remote medicine presuppongono che ci siano professionisti capaci di operare con poche risorse, ma una comunicazione ottimale con la centrale dell’ospedale di riferimento. Questa connessione garantisce il massimo dalle competenze multidisciplinari di chi è sul posto, e garantisce anche una operatività e connettività davvero avanzata per l’anestesista-rianimatore o il medico di emergenza che arriva sul target con l’elisoccorso.
Per questo dopo aver assistito al convegno della HEMS Association all’intervento della dottoressa Francesca Montalto, abbiamo voluto approfondire assolutamente il tema del progetto Trinacria. Si tratta di un metodo di assistenza sanitaria per piccole isole e luoghi remoti pensato per le Egadi, l’arcipelago delle Pelagie, le Eolie e le isole Lipari. In poche parole, il Progetto Trinacria è uno sviluppo dei sistemi di monitoraggio e di telemedicina che il 118 siciliano porta avanti con costanza.
Qual è l’obiettivo che la SEUS si è prefissata, in riferimento al tema dell’emergenza pre-ospedaliera?
L’obiettivi primario è la presa in carico del paziente nelle migliori condizioni possibili” spiega la dottoressa Montalto nel nostro podcast. “In Sicilia ci sono diverse aree disagiate, che distano tantissimo da centri con ospedali e l’obiettivo è quello di migliorare l’assistenza. Sicuramente in primis occorre migliorare la presa in carico e quindi superare l’isolamento territoriale delle popolazioni target, riducendo tempi e migliorando le comunicazioni. Lo scopo è quindi di assicurare a tutti i cittadini degli adeguati livelli di assistenza e di accesso ai servizi sociosanitari.
Nello sviluppo del progetto appaiono due strade intraprese con attenzione: da una parte il miglioramento delle competenze nella figura infermieristica e – al fianco di questa – lo sviluppo nel cittadino delle nozioni utili per effettuare il compito di first responder: quali sono i vantaggi di questo percorso?
Il vantaggio principale è quello di migliorare il primo soccorso quindi il miglioramento delle competenze nella figura infermieristica tramite la strutturazione di percorsi formativi e anche con l’aggiornamento professionale in natura ovviamente di emergenza-urgenza, permette di implementare le capacità di risposta dei sanitari. Inoltre a fianco di questa figura, si è sviluppata quella del first responder, ovvero lo sviluppo dei cittadini che possono garantire i primi soccorsi nel cosiddetto ‘intervallo di tempo libero’, che sarebbe il lasso di tempo che intercorre tra la constatazione dell’evento e l’arrivo dei soccorsi. Quindi quello che facciamo è di sviluppare una tipologia di first responder capace di riconoscere situazioni di pericolo, di prestare i primi soccorsi necessari a garantire il successivo step di soccorso e soprattutto deve supportare il personale sanitario. Quindi il first responder e l’infermiere sono due figure che crescono insieme.
Abbiamo notato che c’è un’attenzione all’ecografia molto pronunciata, in particolare alle tecniche e-fast. Perché e quali vantaggi da al medico l’avere un infermiere di area critica preparato all’eco e all’intubazione?
Innanzitutto, l’eco-fast negli ultimi anni ha trovato ormai un suo spazio fino a diventare una prima metodica standard integrata nella valutazione ‘point-of-care’ del politrauma. Sicuramente essere affiancati da un infermiere di area critica preparato sia all’ecografia, sia alle metodologie di intubazione permette di avere un valido supporto nella pratica assistenziale e quindi migliorare la qualità dell’assistenza fornita. Negli ultimi decenni, l’ecografo è diventato uno strumento di diagnosi e di terapia multidisciplinare, quindi possiamo tranquillamente parlare anche di ecografia infermieristica, cioè nel momento in cui un infermiere si trova nella necessità di utilizzare l’ecografo non a scopo diagnostico ma anche per diminuire le difficoltà durante le esecuzioni di alcune procedure utile per la sua professione. Quindi avere un infermiere ben ‘skillato’ al proprio fianco è una marcia in più.
Avete scelto, come base tecnologica per questo progetto, un dispositivo che permette il monitoraggio avanzato dei parametri vitali e la comunicazione diretta con la centrale. Quali sono stati i parametri più importanti su cui avete voluto concentrare l’attenzione del medico in telecollegamento?
I parametri più importanti che personalmente ho valutato nel campo dell’emergenza-urgenza, quindi quelli che si comunicano al medico di centrale operativa, sono quei parametri che permettono di riconoscere e trattare rapidamente le situazioni più a rischio, applicando quella che viene definita la valutazione primaria tramite il classico schema ABCDE. Di solito per fare questo richiediamo per esempio una valutazione di coscienza del paziente e la respirazione, che sono le condizioni di base che vengono registrate. Poi si prosegue con la funzione respiratoria, i parametri emodinamici, una valutazione neurologica tramite la registrazione di alcuni SCORE che rendono ancora più schematica il monitoraggio dei parametri e poi tutte le condizioni che vengono considerate a rischio di vita per il paziente.
Che tempistiche di sviluppo pensate ci vorranno affinché il progetto diventi una colonna portante della telemedicina in aree remote, per la regione Sicilia?
Il progetto è molto importante poiché con la telemedicina ci da il possibilità di andare a ridurre quelle che sono le distanze spesso fra diversi medici, quindi per il cittadino è un servizio che migliora la qualità della vita. Noi speriamo nel più breve tempo possibile. Intanto abbiamo creato i primi collegamenti con la telemedicina in alcune aree remote, ma speriamo di poter completare presto questo modello organizzativo e quindi potenziare l’assistenza sanitaria delle popolazioni target.
La comunicazione fra centrale e il professionista sanitario nell’area remote avviene tramite un dispositivo monitor ECG multiparametrico di ultima generazione. In questo caso lo strumento è il monitor RDT TEMPUS PRO ALS, che coniuga diverse funzioni specifiche in un case estremamente compatto e trasportabile. Ad una batteria di durata superiore alle 10 ore, questo monitor coniuga diverse funzioni tecnologicamente avanzate, pensate per una comunicazione completa e puntuale di tutti i segni, i sintomi, le patologie e gli interventi effettuati sul paziente in ogni istante, con un cronologico consultabile a monitor da parte della centrale o da parte anche del medico che sta giungendo sul target con l’elisoccorso.
Grazie ad una connessione multimodale dal 4G al bluetooth, il dispositivo può mandare in tempo reale alla centrale tracciati ECG a 12 derivazioni già analizzati, mappe di ferite e traumi, frame video della intubazione per valutazione della pervietà, immagini riprese della situazione operativa, lista dei farmaci infusi per quantità e tempistiche, e parecchie altre funzioni che garantiscono ai medici in Centrale Operativa di avere un controllo completo della situazione e di organizzare di conseguenza il Pronto Soccorso per l’arrivo del paziente. I motivi che hanno portato la scelta di questo monitor per adulto, bambino e neonato sono la capacità immediata di controllo dell’impedenza respiratoria, dell’attività cardiaca con ECG a 3, 5 o 12 derivazioni, delle pulsazioni e della saturazione, della pressione arteriosa sia invasiva che non invasiva, la presenza di un capnografo e di un termometro, oltre alle sempre fondamentali capacità defibrillatorie, di pacing e il CPR feedback per garantire un massaggio cardiaco di qualità.
Tutto ciò ricade nel progetto per l’ottimizzazione dell’assistenza sanitaria nelle aree remote siciliane, un progetto che mira al miglioramento dell’assistenza pre-ospedaliera, della presa in carico del paziente e con la riduzione dell’isolamento territoriale delle popolazioni.
Non si tratta di un progetto semplice e di breve durata, ma di un sistema che prevede percorsi formativi e di aggiornamento professionale del personale sanitario in materia di emergenza urgenza e in materia di ICT.
ASCOLTA L’INTERVISTA PODCAST
Dottoressa F. Montalto
Anestesista rianimatore presso la seconda rianimazione dell’Ospedale civico di Palermo. Ho collaborato con il responsabile 118 Sicilia per sviluppare il progetto Trinacria.