Cogliere una sfumatura sintomatologica non è affatto semplice, e talvolta la necessità di individuare un particolare campanello d’allarme è estremamente importante perché il paziente possa essere dimesso dall’ospedale con un outcome positivo.
Quanto è determinante il medico nell’individuare disturbi e patologie che si celano dietro a queste sfumature e a questi sintomi? E quanto il ruolo del medico è sfruttato e compreso nella gestione di equipe sanitarie che vedono sul territorio anche volontari soccorritori, infermieri e tecnici?
In questa domanda, la cui risposta potrebbe essere scontata, ci sono molti dei problemi e delle questioni che l’emergenza sanitaria pre-ospedaliera sta cercando di risolvere. Durante il congresso SIS118 di Padova è stato il dottor Roberto Vacca della centrale 118 di Torino che ha cercato di trovare risposte al ruolo del medico in emergenza territoriale. Un ruolo non facile e non sempre compreso appieno dai tanti soggetti che operano in questo sistema. Vacca, che è anche direttore dell’elisoccorso della Regione Piemonte, ha approfondito con un documento molto puntuale quello che è l’affinato senso clinico del professionista medico, l’unico, non va mai dimenticato, che può fare diagnosi in questo campo.
Oggi, l’equipe medica avanzata è presente in una limitata percentuale di eventi. Spesso si dice che va bene così perchè pochi sono gli eventi con la presenza di sfumatura così elevata. E’così oppure no?
Diciamo che è una situazione intermedia, non si può dire che è assolutamente giusto o assolutamente sbagliato. Occorre capire l’appropriatezza dell’attività e occorre misurare l’attività stessa, il che vuol dire non solo misurare i volumi, ma verificare le performance, per capire se il nostro modello organizzativo è adatto al trattamento di una certa tipologia di paziente, allora forse ci si può avvicinare al concetto di giusto o sbagliato.
In questo caso, oltre alla professionalità c’è anche una tecnologia adeguata al supporto del professionista medico nell’emergenza-urgenza?
Tecnologie ce ne sono tante, come l’approccio ecografico extraospedaliera dove non si chiede al professionista delle diagnosi fini ecografiche, ma si chiede una preparazione tecnica che permetta di rispondere “c’è un versamento oppure no?”, poi ci sarà l’equipe intraospedaliera che sioccuperà di fare il resto, ci sono strumenti che permettono di trasmettere un ECG a 12 derivazioni, ci sono i Point of Care per gli esami ematochimici, quindi il mondo tecnologico è dalla nostra parte. Gli strumenti devono essere utilizzati correttamente, per poter inquadrare i nostri pazienti con un unico obiettivo: portare il paziente giusto nell’ospedale giusto al momento giusto. Questo vuol dire appropriatezza organizzativa e professionale
Durante il congresso SIS118 abbiamo assistito al suo seminario sul ruolo del medico in emergenza, un ruolo che non può precludere dal team che ha bisogno di occhi capaci di notare sfumature, corretto?
Corretto, infatti spesso ci troviamo di fronte a pazineti che presentano delle patologie particolarmente sfumate, non chiare ed evidenti, e quindi il ruolo dell’equipe dell’emergenza extraospedaliera, non solo del singolo professionista, ha la capacità di evidenziare ed analizzare alle sfumature sintomatologiche che possono fare la differenza. Con patologie tempo-dipendenti, per esempio lo stroke, che non sempre si presentano in maniera evidente, ma presentano diversi sintomi sfumati, il tempo di azione è estremamente limitato. allora l’equipe preparata fa la differenza.
Un’altra domanda riguarda i tempi. I tempi operativi sono estremamente stretti e sono adeguati affinchè un medico possa lavorare con la giusta metodica scientifica e clinica?
Non bisogna estremizzare il concetto di tempo nell’emergenza, ogni paziente che presenta una determinata patologia ha bisogno del suo tempo di trattamento che deve essere trattata, gestita e valutata. Visto che il nostro modello organizzativo è quello dello “stay & play”, quindi dobbiamo trattarlo a partire dalla scena fino all’arrivo in ospedale quindi ci vuole il giusto tempo. Senza correre, perchè a mio avviso dovremmo focalizzarci e concentrarci di più sulle performance e sui trattamenti in loco, piuttosto che pensare solo di fare alla svelta.