Questa tesi di laurea è stata presentata durante il Master sulla gestione delle lesioni cutanee dell’Università La Sapienza di Roma
Autore: Velàsquez Santisteban Antony Brayan – Infermiere di area critica presso OSA – Operatori Sanitari Associati
Nell’ambito del master universitario in Wound Care e grazie all’esperienza maturata nel corso del tirocinio svolto presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma sono stato spinto ad approfondire la tematica del piede di Charcot, una condizione clinica complessa ed interessante da indagare.
Mi sono chiesto quanto una giusta diagnosi e di conseguenza una corretta prevenzione potessero salvare i pazienti da questa grave complicanza. Nella fase iniziale, quando la malattia si manifesta con sintomi a volte scambiati per altro, la figura professionale dell’infermiere ―wound specialist‖ può rivelarsi fondamentale e lanciare il primo campanello d’allarme nella giusta direzione.
Casi clinici sul piede di Charcot
Da molti anni i progressi nella cura della malattia diabetica hanno portato ad un allungamento dell’aspettativa di vita dei pazienti. I problemi principali oggi non sono più quelli legati alla sopravvivenza bensì quelli riguardanti le complicanze croniche, sia microangiopatiche (retinopatia, nefropatia, neuropatia) che macroangiopatiche (cardiopatia ischemica, arteriopatia degli arti inferiori). Tra le complicanze del diabete un ruolo sempre più rilevante è assunto dalla cosiddetta neuro – osteoartropatia di Charcot più nota come “piede di Charcot “.
Il presente lavoro nasce da una riflessione sui gravi danni che questa complicanza provoca nei pazienti che ne sono affetti. Durante la mia esperienza di tirocinio ho potuto verificare come il piede di Charcot colpisse maggiormente i soggetti con diabete mellito, ragion per cui, nell’ambito del presente elaborato, mi sono soffermato con particolare attenzione su questa tipologia di pazienti.
Bisogna specificare comunque che questa condizione clinica non riguarda solamente i diabetici ma può insorgere anche in pazienti affetti da gravi malattie neurologiche e motorie.
Il ruolo dell’infermiere wound specialist nei confronti di questa complicanza è orientato soprattutto verso la prevenzione della malattia e verso una forma di educazione del paziente, volta a favorire un comportamento consapevole da parte di quest’ultimo nella cura del piede.
Il presente elaborato, dal titolo ―Ruolo dell’infermiere Wound Specialist nella prevenzione del piede di Charcot‖ si compone di tre capitoli, nel primo viene fatta un’introduzione storica degli studi sulla malattia, si illustrano le probabili cause attualmente riconosciute.
Nel secondo capitolo si descrive il percorso diagnostico-terapeutico del piede di Charcot ritenuto il più moderno e diffusamente accettato nel mondo mentre il terzo rappresenta il fulcro della tesi, poiché si pone come obiettivo quello di sensibilizzare sulla gravità della malattia di Charcot tutti gli operatori sanitari, da quelli che fanno parte del team diabetologico a quelli che lavorano in altri ambiti clinici, sia all’interno dell’ospedale sia a domicilio. A questo scopo ci si sofferma sul ruolo professionale dell’infermiere esperto in wound care il quale può garantire un corretto approccio ai pazienti affetti da questa condizione clinica.
LA TESI INTEGRALE IN FORMATO PDF
La figura professionale dell’ infermiere wound specialist come punto di riferimento per le persone colpite da piede di Charcot
La NOA incide in maniera devastante sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette. A partire da questo dato, possiamo dire che la figura professionale dell’infermiere wound specialist riveste un ruolo di primaria importanza nella gestione dei vari aspetti della malattia.
L’infermiere esperto in Wound Care è uno specialista in campo assistenziale che, grazie al suo percorso di studi post-universitari (master di I livello), ha un bagaglio teorico-pratico di conoscenze specialistiche sulle complicanze vasculopatiche e neuropatiche del diabete mellito e nel trattamento delle ferite difficili. Questa figura professionale ha delle competenze avanzate relative alla gestione dei problemi assistenziali di persone con lesioni cutanee e può svolgere la sua attività in ambiti clinici assistenziali, organizzativi e gestionali.
Grazie alle sue competenze specialistiche il wound specialist è in grado di lanciare il primo campanello d’allarme e riconoscere in maniera tempestiva i sintomi, o eventuali fattori di rischio, che possono dar luogo alla comparsa del piede di Charcot. Interviene anche come filtro indirizzando i soggetti verso i centri specialistici per il trattamento del piede diabetico oppure verso ambulatori per il trattamento di ferite difficili, come quello presente all’interno dell’ospedale Sant’Andrea di Roma.
Le competenze del wound specialist non si limitano solo all’assistenza diretta e all’applicazione delle più avanzate tecniche nell’ambito del trattamento, ma riguardano anche la prevenzione dei problemi legati al piede diabetico come per esempio lesioni, deformità, ulcerazione, amputazione. Nell’ambito della prevenzione egli stimola e responsabilizza i pazienti alla cura dei propri piedi ed interviene anche nella gestione della malattia, garantendo un supporto morale e psicologico per tutta la durata del trattamento con l’obiettivo di migliorare la compliance del paziente a non mollare e a continuare a svolgere le sue attività quotidiane in maniera normale. Assiste in maniera diretta il paziente quando la malattia nella sua fase cronica ha creato l’ulcerazione del piede, attraverso le medicazioni con l’obiettivo che una volta guarite le lesioni, il paziente possa iniziare una buona riabilitazione98 .
CONCLUSIONI
A conclusione del presente lavoro e dai casi clinici riscontrati durante il periodo di tirocinio, posso affermare che le persone affette da piede di Charcot purtroppo si rivolgono ad una struttura ospedaliera quando ormai la malattia ha già creato gravi danni.
Le ultime linee guida dell’ International Diabetes Federation 2017, affermano in maniera chiara che il numero di persone che vive con il diabete in tutto il mondo è destinato ad aumentare. Partendo da questo assunto è evidente che la popolazione a rischio di sviluppare le numerose complicanze legate a questa patologia, tra queste quindi anche la NOA, aumenta in maniera esponenziale al punto che ogni paziente affetto da diabete è potenzialmente a rischio.
Ritorna quindi in primo piano il problema della diagnosi precoce e della consapevolezza che tutti gli operatori sanitari, nella loro pratica clinica, dovrebbero avere nel riconoscimento dei primi segnali, a volte molto latenti, della neuro – osteoartropatia di Charcot. L’individuazione precoce consente l’indirizzamento del paziente verso un’assistenza specialistica adeguata che riguarda l’ambito del wound care.
Come emerso da questo elaborato la figura professionale specialistica dell’infermiere esperto in wound care si rivela di grande valore dal punto di vista della prevenzione e della cura totale dei pazienti. La speranza per il futuro prossimo è quella di vedere formalmente riconosciuta, in Italia così come nei paesi anglosassoni, la sua professionalità in ambito sanitario.
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