PALERMO – Come portare un servizio sanitario di qualità in un’area scarsamente popolata, difficile da raggiungere e quasi non presidiata da operatori sanitari o volontari? Questa è una domanda che il 118 Grosseto, guidato dal dott. Stefano Barbadori, si deve porre quotidianamente per dare il miglior servizio possibile.
L’elicottero AW139 Pegaso 2 serve la zona di Grosseto, le principali isole circostanti, come l’Isola d’Elba ma soprattutto le isole minori come Capraia, Giglio, Gorgona e Giannutri. Ecco perché la relazione del Dr. Stefano Barbadori, del 118 di Grosseto Pegaso 2, diventa estremamente importante per capire che l’approccio alla wilderness e alla medicina remota non è una questione semplice da discutere. Al contrario alcune idee su come migliorare questo lavoro possono essere nate con grande interesse anche sul territorio locale, soprattutto se l’approccio del paziente richiede 40 minuti di volo.
Abbiamo incontrato il Dott. Barbadori in occasione del Congresso HEMS Association 2018 a Palermo.
- Quali sono i principali problemi che devi affrontare in caso di operazioni in aree remote? Forse la cosa più problematica sono le patologie tempodipendenti.
“Certo, lavorare su elicotteri comporta una serie di difficoltà e stabilizzare un paziente prima di imbarcarlo è il modo migliore perché riusciamo ad analizzare e controllare le problematiche. Naturalmente le sindromi tempodipendenti, come la sindrome coronarica acuta, malattie cardiovascolari e lo “stroke”, quindi le problematiche cerebrali sono le nostre sfide.
Non dobbiamo dimenticare la parte del trauma. Come abbiamo detto, queste isole sono scarsamente popolate, ma grazie ai loro spettacolari paesaggi e ambienti attirano molti turisti soprattutto in primavera ed estate e praticano solitamente sport che possono causare traumi. Il punto principale per noi è trattare e immobilizzare il paziente prima di trasferirlo a bordo. Un altro problema è la distanza dagli ospedali. Quindi, dobbiamo evitare qualsiasi problema aggiuntivo a causa del tempo di trasporto sono molto lunghi…”