PALERMO – Non solo gestione delle vie aeree, non solo gestione dei tempi e delle strutture, ma anche gestione vera e propria della scena complessa, quando l’emorragia è grave e il rispetto della Golden Hour fondamentale.
Proprio per questo la questione dei protocolli di trasfusione massiva, della ECMO e dell’approccio costruttivo alla gestione delle emorragie e dello shock nella scarsità di tempo dell’intervento di emergenza è stata affrontata dalla dottoressa Giovanna Perone, direttrice della AAT 118 di Brescia.
Un intervento di forte interesse perché Horus 2 interviene spesso in una zona dall’orografia complessa che comprende il lago di Garda, una zona estremamente difficile in cui atterrare e trovare spazio sufficiente – anche sulla strada – per trattare i pazienti più gravi. Conoscere, trattare, informare senza perdere tempo sono quindi tre pilastri fondamentali per far si che l’anestesista rianimatore dia il massimo delle sue possibilità insieme al suo team e al gruppo di lavoro che rimane in ospedale in attesa del paziente.
- Paziente con shock emorragico, traumatico. Ma cosa s’intende per approccio formativo e costruttivo?
“Trauma, shock emorragico, poco tempo a disposizione. Passaggio veloce di informazione, sospetto di quello che potrebbe essere successo ad un paziente traumatizzato, allerta dell’ospedale che sarà un centro trauma con un servizio di immuno trasfusionale, che può preparare i pacchetti del sangue per le trasfusioni e conoscenza delle procedure standardizzate (PDTA).
Tutto questo richiede la capacità di confronto tra professionalità differenti: anestesisti, chirurghi, medici dell’emergenza, infermieri, centrali operative devono coordinarsi e collaborare per ricevere e dare informazioni. Conosco-tratto-informo.
Ci vuole capacità di mettersi a confronto con competenze differenti. Tutti devono coordinarsi e collaborare perché è fondamentale fornire e ricevere informazioni fondamentali…”
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